Maestro-Alla ricerca della musica nei campi - Cineclub Arsenale APS

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MAESTRO-ALLA RICERCA DELLA MUSICA NEI CAMPI

di Alexandre Valenti

Durata: 75'
Luogo, Anno: Italia, 2017
Cast: Francesco Lotoro


Sinossi

"Maestro - Alla ricerca della musica nei campi" segue la storia di Francesco Lotoro, pianista e compositore ebreo di Barletta, che si pone uno scopo da raggiungere nella vita: recuperare tutte le musiche prodotte nei campi di prigionia. L'intento è quello di restaurarle e trascriverle, per dar loro nuovo fulgore, eseguendole davanti ad un pubblico che possa apprezzarle o di fronte proprio ai suoi creatori.

Lotoro inizia perciò a girovagare per il mondo, tra lager e gulag, alla ricerca degli spartiti, che possano testimoniare come la passione per la musica non abbandoni mai l'uomo, neanche nei periodi peggiori della storia. Con l'esecuzione di questi reperti, inoltre, il pianista pugliese vuole far rivivere la memoria di questi compositori oppressi dai regimi e dare ascolto a quelle note, sepolte dall'orrore, che non hanno mai trovato la via del suono.

La missione che Francesco Lotoro si è imposto ha occupato la maggior parte della sua vita, proprio perché ha cercato di salvare qualsiasi 'musica di campo', di rinvenire i loro compositori prigionieri e cercare di dare compattezza ai frammenti.


Critica

Tutti lo chiamano «Maestro». Il suo nome è Francesco Lotoro, 52 anni, pianista e compositore di talento che, accompagnato dalla sua Orchestra di Musica Concentrazionaria, fa rivivere le note scritte dai musicisti deportati nei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale, da cui i più non hanno fatto ritorno.

Oltre 4000 gli spartiti che Francesco ha recuperato nel corso della sua ventennale ricerca, riportando così in vita melodie composte come atto creativo per cantare la vita in quelle fabbriche di morte. Nonostante le condizioni disumane la produzione musicale nei lager era copiosa, scritta su qualsiasi mezzo di fortuna: sacchi di iuta, carta igienica, ritagli di stoffa o magari impressa solo nella memoria dei sopravvissuti e lì caparbiamente custodita.

Oggi, eseguendo la loro musica, Francesco la libera dalla prigione in cui è nata e la restituisce all’umanità.

Il regista Alexandre Valenti ci introduce col pregio di una grande sensibilità nel viaggio di Francesco Lotoro, nelle sue ricerche che, non sempre a buon fine, hanno lo scopo di risanare con la musica il cuore spezzato di un’epoca devastata. Il contatto con i sopravvissuti o, quando non possibile, con i loro parenti, è il punto cardine dell’itinerario che il musicista percorre da anni e che Valenti ci mostra in tutte le sue sfumature: l’impegno, l’emozione, le grandi gioie per gli importanti ritrovamenti e le inevitabili delusioni quando talvolta materiale importante viene perso per vana negligenza. Il tutto confezionato da una regia seria e distinta, già cosciente del peso del suo racconto e che trova nell’espressione di Lotoro la magia definitiva nell’elaborazione filmica: un compositore e un uomo dal profondo bagaglio sentimentale che traspare ad ogni sguardo portando alla stessa pellicola un ulteriore lascito emotivo. Una ricostruzione storica che passa da un canale poco ordinario ma di notevole impatto, quello musicale, che si insidia nelle nostre menti tanto da ricordarci (come fanno gli stessi Lotoro-Valenti) che l’arte è in grado di sopravvivere a qualsiasi meschinità prodotta dall’uomo. Un brano visivo che dal viaggio e tutte le sue frammentazioni culmina nella realizzazione di musiche altrimenti perdute, nell’evocazione di artisti che hanno saputo serbare dentro tutta la bellezza che agli occhi era privata e contaminata, in una straordinaria forza che è riuscita a creare ancora arte tra le sue stesse macerie.

E se inevitabile è per noi un pensiero a quel celebre pianista narrato da Roman Polanski, è nelle parole di Francesco Lotoro che troviamo la reale portata di una pellicola che non si esaurisce nel suo essere visionata: «Questo film non è soltanto un film. Forse in principio voleva esserlo ma poi è diventato un voluminoso libro di Storia capovolta della Musica del Novecento, un gigantesco iceberg contro il quale si spaccheranno inevitabilmente le stive di molti Titanic fatti di stereotipi e colpevole oblio di 70 anni. Quello che ha fatto questo film alla mia ricerca equivale a tutti i 30 anni già spesi per questa ricerca.»

Silvia Bertollini, sentieriselvaggi.it