Critica
Quando usci 2001: Odissea nello spazio Kubrick aveva 40 anni ed era già affermato e ammirato: i suoi precedenti due film erano stati Lolita e Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba. Come ha scritto Bruce Handy su Vanity Fair, Kubrick era già considerato «un genio eccentrico, riservato e ossessivo-compulsivo, con uno stile autoriale europeo e un accento del Bronx». Pensò al film insieme allo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke, che disse: «Se qualcuno riesce a capire davvero 2001: Odissea nello spazio abbiamo fallito. Volevamo fare domande più che dare risposte».
Kubrick contattò Clarke perché ne apprezzava le storie, si era appassionato agli alieni e voleva scrivere con lui il suo nuovo film “sul rapporto dell’umanità con l’Universo”. A Kubrick piaceva partire da storie già esistenti per scrivere le sue sceneggiature; sembra che disse: «Scrivere una storia nuova in forma di sceneggiatura è come provare a mettere il cavallo e il carretto nello stesso posto, nello stesso momento». La base di partenza fu La sentinella, un racconto di Clarke che però fu incredibilmente cambiato e ampliato, tanto che poi Clarke pubblicò il romanzo 2001: Odissea nello spazio, più simile al film, ma comunque con diverse differenze. Clarke disse: «La sentinella assomiglia a 2001: Odissea nello spazio come una ghianda assomiglia a una quercia adulta».
Clarke e Kubrick collaborarono in modo proficuo, ma Kubrick non era particolarmente conciliante. In una lettera rivolta a Clarke spiegò perentoriamente perché non gli piaceva uno sviluppo di trama da lui proposto: «Penso sia terribile, banale, non interessante, inutile e scontato». Durante la concezione della storia e le riprese del film Clarke tenne un diario: The Lost Worlds of 2001. Sembra anche che durante l’elaborazione del film, Kubrick fece una strana proposta alla società d’assicurazioni Lloyd’s: voleva una copertura nel caso in cui, prima dell’uscita del film, fossero state scoperte forme di vita aliene. Lloyd’s rifiutò.
Clarke e Kubrick contattarono anche Carl Sagan, noto astronomo e divulgatore scientifico, per una consulenza su come rappresentare gli alieni in 2001: Odissea nello spazio. Sagan raccontò di aver risposto che secondo lui avrebbero dovuto solo suggerire una superintelligenza extraterrestre, senza mostrare niente. Dopo aver visto il film fece sapere di «aver gradito di aver dato un contributo». Kubrick disse poi di aver voluto rappresentare «forme di puro spirito ed energia».
Tra le cose prese in considerazione e poi scartate ci furono: una voce femminile per HAL 9000, una voce narrante per la storia, una specie di schermo trasparente al posto del monolite nero, un HAL 9000 che anziché essere solo una spia luminosa si muovesse per l’astronave. Lo schermo trasparente avrebbe dovuto mostrare alle scimmie come usare le ossa per fare armi: fu scartato perché ritenuto troppo didascalico e per niente evocativo, e forse ci avrebbe privato di una delle scene più famose della storia del cinema.
L’ipotesi di un HAL che si muovesse in giro per l’astronave fu abbandonata perché ci si rese conto che in pochi anni l’evoluzione tecnologica avrebbe reso quel robot vecchio e goffo agli occhi degli spettatori. Una spia rossa invece sarebbe stata sempre efficace, anche dopo mezzo secolo. Non è invece vero che il nome HAL fu scelto perchéogni sua lettera è prima di quelle che compongono la sigla IBM.
Grazie anche all’importante collaborazione del designer e scenografo Hans Kurt Lange, che aveva lavorato per la NASA, Kubrick inventò e rappresentò un futuro che in parte si è verificato: in 2001 si vedono per esempio il cibo liquido, le videochiamate e i tablet.
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